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La Liguria e il pesto si possono considerare a tutti gli effetti, un’unica cosa, una sola identità racchiusa nell’animo del popolo ligure da tempi ben lontani, ma questo è un argomento che tratteremo un poco più avanti. Come siamo giunti ad un campionato del mondo di questa pregiata salsa? La paternità è sicuramente da attribuire a Roberto Panizza, il "pesto ambassador" per eccellenza; diciamo che ai tempi della migrazione italiana (e ovviamente ligure) con tutta probabilità la ricetta e qualche vasetto di Pesto Genovese giunse nei più lontani angoli dei cinque continenti e che da qui le persone iniziarono a conoscere e apprezzare questa delizia a tal punto da farla diventare la seconda salsa più conosciuta al mondo. Certamente nell’immaginario collettivo dell’americano, piuttosto che del cinese, che acquista la salsa prodotta con chissà quali ingredienti, difficilmente potrà immaginare cosa si celi realmente dietro un vero pesto genovese prodotto con tutte le sette eccellenze che lo compongono (Basilico Genovese DOP, aglio di Vessalico (presidio Slow Food), pinoli di Pisa, Olio extravergine d’oliva Riviera Ligure DOP, Parmigiano Reggiano DOP, Fiore Sardo DOP e il sale marino a grana grossa), ma soprattutto realizzato al mortaio. Secoli e secoli (da che giunse il basilico) di pestellamenti per arrivare all’attuale ricetta e non con dosi precise ma con dovizia ed esperienza. Proprio a tale proposito e forse anche per cercare di far conoscere il vero pesto, Panizza a iniziato a diffondere la salsa prodotta secondo tradizione prima nel ristorante di famiglia, un vero tempio dove gustare quest’ultima, poi in giro per l’Italia e infine per i 5 continenti. Un vero bagaglio di tradizioni e cultura che Roberto Panizza nelle sue dimostrazioni trasmette con impegno. La vera sfida? Trasmettere tradizioni che diversamente si sarebbero perdute e rivalorizzare giustamente questa eccellenza. A maggior ragione e per la natura stessa del pesto è stato avviato l’iter per l’inserimento nel Patrimonio immateriale dell’Umanità Unesco.
E' davvero possibile giungere a un campionato mondiale? Ovvio che si! I più accaniti sono ovviamente i liguri e i genovesi stessi fedelissimi alle loro tradizioni. Grazie a Roberto Panizza, all'associazione Palati Fini e ai suoi collaboratori, che dal lontano 2007 si prodigano in questa impresa, conquistando tutto il mondo. Americani, giapponesi, neozelandesi, di ogni dove giungono a Genova per confrontarsi in questa sfida e ottenere il titolo. Ogni due anni, infatti, previa una serie di tappe eliminatorie in giro per il
globo terracqueo, vengono svolte le selezioni per stabilire i finalisti. In 100 disputeranno la gara finale, a loro disposizione la rosa degli ingredienti che dovranno sapientemente dosare e un mortaio. Dieci di loro passeranno alla seconda e ultima gara che decreterà inesorabilmente il campione. La giuria composta di trenta persone, scelta tra professionisti, gastronomi e chef controllerà attentamente tutte le fasi delle due gare e assaggeranno i 110 pesti realizzati (non uno uguale all’altro). Il vincitore si fregerà del titolo di campione mondiale di Pesto Genovese al mortaio e alzerà simbolicamente il "pestello d’oro".
E' sabato mattina presto è siamo già davanti al Ducale, c'è grande fermento, a breve avrà inizio il sesto campionato del mondo di Pesto Genovese al mortaio. Nella sala del Maggior Consiglio, due lunghi tavoli corrono paralleli verso il palco della giuria e delle cariche istituzionali presenti; in bella mostra un cuscino di velluto rosso contornato di rigoglioso basilico e al suo centro il tanto ambito “pestello d’oro”. Il profumo di basilico aleggia nell’aria, si avverte già in fondo a San Lorenzo, ma il Ducale ne è pervaso. Scambiamo qualche parola con i concorrenti, chi nervoso e agitato, chi incredibilmente tranquillo, gente di ogni dove, sono ventidue le nazioni presenti. La più lontana dei 100 concorrenti è la neozelandese Diana McKinley, il più vicino proviene da via dei Macelli di Sozziglia qualche centinaio di metri dal Ducale. La loro età va dai 18 anni del più giovane ai 78 della più “anziana”. Alcuni sono veterani dei precedenti campionati e ci confessano “forse quest’anno è la volta che lo vinco”. Ad aprire il 6° World Pesto Championship saranno i bambini, che disputeranno la gara nella sala del Minor Consiglio, qui è anche presente una mostra di antichi mortai, oltre a una di design per definire il futuro mortaio. L’ora della gara principale è giunta, entrano i giudici, sono ben trenta assortiti tra cuochi, critici gastronomici e addetti ai lavori. A loro spetterà di giudicare i 110 pesti realizzati; in loro aiuto gli stuart offriranno pezzetti di mela per pulire il palato. Il saluto delle autorità con il sindaco Doria e il ministro Pinotti precedono l’intervento di Roberto Panizza e la consueta foto di gruppo. Parte la gara, in ogni postazione a disposizione pochi utensili, i sette ingredienti d’oro e l’immancabile mortaio. Quaranta i minuti a disposizione per realizzare la propria ricetta, ognuno ha la sua tecnica chi inizia prima dall’aglio, chi dal basilico. I giurati passano per i banchi per verificare che tutto proceda bene, tra loro una moltitudine di giornalisti e blogger da tutto il mondo. Il picchiettio dei pestelli risuona come musica per il salone e se
prima vi accennavo al profumo di basilico, dovreste sentire ora cos’è. Tremila persone tra interno ed esterno seguono la gara incitando l’amico o seguendo semplicemente i movimenti dei concorrenti. La prima eliminatoria termina; a tutti è chiesto di abbandonare il salone perché ci sarà una lunga consultazione per decretare i finalisti. Ne approfittiamo per andare a mangiare qualcosa qui vicino, la partecipazione dei negozianti è molto sentita, tutte le vetrine sono addobbate a tema con mazzi di basilico e mortai ovunque, i ristoratori propongono per l’occasione menù “speciali” a base di Pesto Genovese. L’ora è giunta riprendiamo la via del Ducale, entriamo con il resto della stampa a prendere posizione, questa volta la gara si disputerà di fronte al palco d’onore; dieci postazioni per altrettanti concorrenti. Vengono letti i nomi dei finalisti che si apprestano a occupare il posto assegnato. Parte la finale con altri quaranta minuti a disposizione, l’iter è lo stesso ma questa volta si finisce prima. I giudici scorrono avanti e indietro per saggiare i dieci pesti consultandosi tra loro. La decisione tarda un po’ ad arrivare ma ci sono tanti fattori da esaminare e non è facile. Il conduttore intrattiene gli ospiti, regalando tempo prezioso ai giurati e rompendo un pochino la tensione. Abbiamo il nome, Alessandra Fasce di Fontanegli è la vincitrice del 6° campionato del mondo di Pesto Genovese al mortaio, la gioia è tanta e scoppia in lacrime. Alfonsina Trucco detentrice del precedente titolo consegna il pestello d’oro nelle mani di Alessandra. Il pubblico esulta con scrosci di applausi. Genova ha il suo nuovo campione. Ecco le prime dichiarazioni della neo campionessa <<Una grande soddisfazione, non me lo aspettavo. Il segreto è la passione. Io il pesto l’ho sempre fatto, oggi ho usato il mortaio della mia trattoria. Le dosi non me le ricordo: non è una questione di dosi ma di metodo, bisogna pestare bene, poi ogni tanto assaggiare, finché non mi sono fermata convinta che il Pesto fosse pronto… La dedico a mio marito e ai titolari della trattoria dove lavoro, sono loro che mi hanno iscritta al campionato>>.